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sabato 21 aprile 2012

Totti, ragione e sentimento

C'è un sentimento, molto romano e soprattutto molto romanista, che fa dire cose che solo un innamorato può capire. Quelle che, a chi innamorato non è, possono sembrare sciocchezze. È il sentimento che ha fatto dire a Daniele De Rossi in un'intervista al Corriere della Sera «preferisco vincere uno scudetto piuttosto che il Mondiale, perché io sono nato tifoso romanista e non della nazionale». Ed è lo stesso che porta Francesco Totti a dichiarare al sito ufficiale della Fifa: «Anche se ho avuto diverse possibilità di lasciare la Roma, ho sempre dichiarato di voler indossare la maglia di un solo club. Non riesco a immaginarmi altrove, anche perché non so come avrei potuto spiegarlo ai miei figli. L'amore ha la precedenza su tutte le offerte che ho avuto e sono felice per la mia decisione. Questo per me ha significato più della vittoria di un Pallone d'oro. Tra scudetto con la Roma e titolo mondiale? Lo scudetto con la Roma, senza esitazione. È una gioia che non può essere eguagliata». Chi non lo apprezza reciterà lo slogan del «romano che non sa uscire dal Grande Raccordo Anulare» e dirà che «altrove Totti avrebbe vinto molto di più, ma non ha avuto il coraggio di mettersi in discussione». Magari sono gli stessi che poi parlano di sentimenti, di bandiere del calcio, di valori che lo sport deve ritrovare. Come se giocare 636 partite con la stessa maglia e segnare 267 gol (496 e 212 in serie A) non fosse la sintesi proprio di quei valori altrove perduti: «Ho ancora due anni di contratto e, se riuscirò a rimanere nella stessa forma fisica, spero ancora di giocare fino a 40 anni. Finché mi sento in forma e utile alla squadra, continuerò a vestire la maglia della Roma con tantissimo orgoglio. Quando non sarò più nelle condizioni giuste, sarò il primo a tirarmi fuori. Io credo nelle mie potenzialità. La cosa importante è fare ciò che è necessario per rimanere in condizione: vivere una vita sana e comportarsi come un vero professionista». Il sito Fifa ha chiesto a Totti del rapporto con Luis Enrique, ottenendo la solita sincerità: «È normale non essere felici quando non si gioca, ma mi sono sempre messo a disposizione della squadra. Quando ho giocato non ho fatto troppo male e il mister ha iniziato a prendermi più in considerazione. L'obiettivo di Luis Enrique è quello di portare una nuova mentalità in Italia. Mi piace il suo sistema di gioco e sono sicuro che presto potrà rivelarsi un successo».  Magari a partire da domani sera, nel posticipo contro la Juventus capolista e imbattuta. Ieri Stekelenburg, che era stato colpito da un virus intestinale, si è allenato con il gruppo anche se non ha partecipato alla partitella finale. Così come Borini, fermato per precauzione per un affaticamento muscolare. Oggi se ne saprà di più.

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