Quickribbon Giorgio Rossi: «Il mio ultimo giro di campo»

sabato 5 maggio 2012

Giorgio Rossi: «Il mio ultimo giro di campo»

Salutiamo Giorgio a nostra volta convinti che non ci sia nessun addio da esorcizzare visto che il “primo della fila” rimarrà sempre nella grande famiglia giallorossa, ma certamente è doveroso gettare uno sguardo ad una storia che salvo miracoli rimarrà un caso unico non solo nella vicenda giallorossa ma in quella del calcio professionistico italiano. Il viaggio di Giorgio Rossi nella Roma è iniziato, guarda caso, alla stazione Termini, alle ore 7.35 del 16 agosto 1957. Come da programma, era esattamente a quell’ora che il giovane massaggiatore sarebbe stato a disposizione della rappresentativa giallorossa in partenza per il torneo di Sanremo. Avrebbe dovuto trattarsi di una collaborazione di pochi giorni, giusto il tempo di permettere a Roberto Minaccioni di fare una decina di giorni di ferie e poi “Arrivederci e grazie”. Il “viaggio” di Giorgio, invece è durato un pochino di più, 55 anni, un’eternità. Anche se oggi, per lo spessore del personaggio, siamo qui addirittura a rammaricarci che non abbia deciso di andare avanti ancora un po’. D’altra parte era almeno da 25 anni che, di tanto in tanto, Giorgio bisbigliava: “Ancora un anno poi vado in pensione”, un quarto di secolo in cui l’affetto che lo circondava, la passione per il lavoro, il carisma esercitato dal suo stesso ruolo, gli hanno continuamente imposto di rinviare la sua decisione. Per capirne l’incredibile longevità basta tornare per un secondo ai giorni del suo esordio. Allenatore della Roma nel torneo di Sanremo dell’agosto del 1957 era Guido Masetti, l’Inter che i giallorossi si trovarono in finale vedeva invece in panchina un certo Peppino Meazza. Quello che per la quasi totalità degli sportivi è solamente un totem della storia del calcio italiano, per Giorgio è stato un avversario in carne e ossa. Della sua “eterna” galoppata, rimangono scolpiti in un basamento d’oro gli anni del ciclo di Liedholm e Viola. Nella foto ufficiale dei campioni d’Italia 1983 è seduto accanto a Vierchowod, “mito” tra “miti”. Si racconta che ad Udine l’armadietto utilizzato da Zico per anni sia stato guardato dai nuovi bianconeri con reverenza, quasi soggezione. Beh, anche svuotare l’armadietto di Giorgio Rossi sarà impossibile, c’è dentro troppa storia, troppo amore, troppa passione. La Roma e i suoi tifosi (che tra gli altri vedono Enzo Del Poggetto e il suo Roma Club Eur Torrino in prima fila per orchestrare il saluto dagli spalti dell’Olimpico) non possono che accettare la scelta di Giorgio. Oggi però, se potete, fate un salto allo stadio, non perdete l’occasione di ringraziare questo straordinario personaggio.
Giorgio Rossi, 81 anni, 55 di Roma e 2 scudetti, è vero che stai per andare in pensione?
E’ vero … questa volta ci siamo.
Stato d’animo?
Sono sereno, è chiaro che un po’ di tristezza c’è, ma è una mia scelta. La Società con me è stata molto comprensiva, hanno capito che in questo momento avevo bisogno di essere più presente in famiglia, di dedicarmi ad altre cose… e poi, stavo rimpolpando le finanze dello stato a forza di lavorare.
Sembra che per domenica si stia allestendo una grande festa con tanto di giro di campo e premiazione da parte di Totti, De Rossi e Perrotta.
Beh, il giro di campo sarebbe una bellissima cosa… Oh, però mi devono dare la macchinetta perché a piedi non ce la faccio (sorride, ndr). Scherzi a parte, me lo ha comunicato Tonino Tempestilli proprio stamattina, la Società ci tiene e figurati quanto ci tengo io, è un riconoscimento bellissimo, un grande onore. Poi sarà una bella occasione per salutare i tifosi. A Trigoria invece organizzerò un piccolo rinfresco per dare non l’addio, ma l’arrivederci a tutti i giocatori e allo staff al completo.
Domenica a salutarti ci sarà anche Vincenzo Montella, un segno del destino.
Sì, con Vincenzo c’è sempre stato un bellissimo rapporto, quando lo vedrò glielo dirò: “A Vincé, abbiamo fatto tante partite insieme, mancava questa”.
La prima cosa che ti viene in mente ripensando alla tua storia nella Roma?
Non è facile dirlo, ci sono tante cose belle, ma anche quelle che mi sono rimaste sul gozzo… Il Liverpool, Roma–Lecce. E’ normale che uno vuole sempre di più e mi piacerebbe levarmi da tifoso tutte quelle soddisfazioni che ancora mi mancano.

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