Ieri ho visto una bellissima Roma: vibrante, viva, dinamica, vogliosa, grintosa, arrabbiata. Ho visto 14 giocatori pronti a dare tutto per la maglia: ho visto un danese in evidente crescita sfondare i muri della timidezza e dell’insicurezza per andare in anticipo nella metà campo avversaria, nelle zone di Heinze, superare in velocità due avversari e cercare un cross con il sinistro; ho visto Pjanic in ripresa lottare su ogni pallone; ho visto Gago lottare su ogni pallone; ho visto Bojan volare come una farfalla, vicinissimo ad una puntura velenosissima, e alzare i ritmi con tecnica e grinta; ho visto Lamela con il sangue agli occhi, sbattersi per terra e dare pugni al terreno dopo il gol mangiato, quando di solito si metteva la maglia sul volto e tornava nella sua zona di competenza; ho visto Totti entrare nel secondo tempo con una grinta pazzesca, devastante, che non si vedeva da tantissimo tempo; ho visto un Capitano giocare per il proprio allenatore, senza se e senza ma; ho visto un esterno sinistro sbattersi per tutto il campo, cercando continuamente lo spunto giusto per lui e per i compagni; ho visto Lobont gridare come il più grande dei condottieri; ho visto una panchina completamente abbracciata al tecnico, che ha passato 90′ ad incitare i propri compagni. Se la Roma avesse messo questa grinta in tutte le altre partite, ora avremmo avuto almeno 5-6 punti in più. E’ evidente, chiaro come la luce del Sole, che i ragazzi abbiano cominciato a metterci grinta nel momento in cui Luis Enrique ha dichiarato di essere dubbioso sul proprio futuro. Personalmente credo che il più grande errore di dirigenza e tecnico sia stato quello di non responsabilizzare i giocatori: nel momento in cui è successo, è cambiato totalmente l’approccio alla gara. Contro il Napoli ci siamo ripresi negli ultimi minuti un match che stavamo immeritatamente perdendo; contro il Chievo, su quel campo, era difficile uscire con un risultato positivo, eppure la Roma ci ha provato fino alla fine; ieri sera la squadra poteva vincere 3-4 a 0 con buona pace di tutti, ma c’è da sottolineare un momento: terribile 1-2 del Catania, la partita sembrava finita, Roma spezzata e via al contropiede degli etnei; e invece no. I Giallorossi hanno corso il doppio ed hanno coperto tutte le zone del campo, riagguantando il risultato e rischiando di andare in vantaggio in almeno 3 diverse occasioni. Quando l’arbitro ha fischiato la fine del match, i giocatori della Roma avrebbero voluto picchiarlo: doveva durare di più, non doveva finire così quell’incontro. Questo è quello che si è letto nei loro movimenti. Quelli del Catania hanno tirato un sospiro di sollievo lungo fino alle 4:00 di notte. Ieri la Roma ha giocato una partite in stile Juventus, quella di Conte. E’ un vero peccato non aver vinto l’incontro di ieri, perchè l’Europa League era ad un passo e, verosimilmente, con 6 punti saremmo andati sicuramente al 6° posto. Per quanto mi riguarda, un’idea sulla querelle Luis Enrique me la sono fatta: secondo me vuole rimanere, vuole restare a Roma a guidare i propri ragazzi ed ultimamente ha voluto responsabilizzare i ragazzi, mettendo (più del solito) in discussione il proprio lavoro, il proprio futuro. Questa è la mia impressione. Sicuramente è vero che sta riflettendo sulla possibilità di andare via, ma non è menefreghismo, non è vigliaccheria, anzi. E’ qualcosa di estremamente insolito: non vuole rubare lo stipendio, vuole essere in grado di poter essere un valore aggiunto per la squadra, non vuole sentirsi un peso. La squadra è con lui: non ho mai, e sottolineo MAI, visto una squadra tanto affezionata ad un tecnico. Non ho MAI visto Totti rilasciare dichiarazioni come quelle di ieri sera. Non ho MAI visto una squadra riporre tanta fiducia nel proprio allenatore. Dopo tanti allenatori dimissionari per un gruppo di calciatori ingestibile, credevo fosse impossibile vedere questa squadra lottare per il proprio tecnico. E qualcosa vorrà dire: con qualche miglioria dal punto di vista tecnico, un gruppo così unito non può che arrivare al successo. I giocatori vogliono solo mister Garcìa. Direi proprio che Luis Enrique “una squadra” è riuscito a formarla. Ieri era l’ultima all’Olimpico: era l’ultima anche di molti giocatori della Roma a Roma. I nomi si sanno: molti giocatori, dopo tanti anni di Roma, lasceranno la maglia Giallorossa. Giocatori che quella maglia l’hanno accettata in momenti difficili, in momenti in cui la Roma non era allettante e ricca come oggi; giocatori che hanno onorato quella maglia in campi nazionali ed europei, uscendo perlopiù delle volte sconfitti, ma con la maglia zuppa di sudore. Un saluto, sincero, a giocatori che sembravano non dovessero lasciare mai Trigoria, la Roma, Roma.
KaosRoma77