Un Cagliari bello e quadrato umilia la Roma che può invocare solo un timido alibi: la lunga inferiorità numerica. Ma in dieci una squadra di notevoli potenzialità tecniche, dovrebbe essere in grado se non di ottenere un risultato minimo, comunque di mostrarsi ordinata e concentrata, non dovrebbe, insomma, farsi travolgere come, al contrario, è avvenuto ieri al Sant’Elia. Perso Nicolas Burdisso (il suo fallo su Conti è stata una scelta deprecabile per inutilità e per eccesso di cattiveria, in piena area piccola, per giunta), i giallorossi sono spariti fornendo qualche minima reazione di orgoglio solo verso la metà della ripresa quando hanno obbligato Agazzi ad alcuni interventi complicati. I conti di Bisoli tornano tutti, con pieno merito. La squadra ha un’ottima condizione fisica e grande chiarezza di idee; concede poco a livello difensivo, riparte di gran carriera grazie alla velocità di Cossu, è micidiale sulle palle alte con due attaccanti come Acquafresca e Matri.
Emozioni forti, in poco più di mezz’ora: quattro gol, un’espulsione (Nicolas Burdisso), l’infortunio di Conti con il papà Bruno che si produce in uno scatto bruciante per andare a rendersi conto delle condizioni del figlio. Brutta Roma, bruttissimo l’intervento di Burdisso in piena area sul regista del Cagliari (trenta punti di sutura alla gamba destra, trasporto d’urgenza in ospedale per accertamenti più approfonditi). Lì si è decisa la partita. La squadra di Ranieri che già faticava a occupare il campo in maniera organica, in dieci ha perduto anche i residui equilibri, con evidenti contraccolpi sulla fase difensiva, impresentabile in questa fase iniziale di stagione. Il Cagliari, solido, ordinato, aggressivo, ha ingigantito i problemi di una squadra già emersi contro l’Inter nella Supercoppa e nella prima di campionato contro il Cesena. Il forzato esordio dell’altro Burdisso, Guillermo, ha reso la difesa giallorossa ancora più vulnerabile sulle palle alte (di testa sia il terzo gol di Acquafresca che il quarto di Matri, tutti e due saliti in cielo nella zona in cui avrebbe dovuto contrastarli il parente meno noto dell’ex interista). La rinuncia a Totti, poi, ha tolto alla squadra imprevidibilità. Una decisione peraltro frettolosa, quasi una resa anticipata.
La Roma fatica a recuperare palla, con facilità eccessiva gli avversari arrivano al limite dell’area o, addirittura, in area: segno che il reparto arretrato è pochissimo protetto. Lo stesso primo gol di Conti, bello per esecuzione, in realtà è il frutto di leggerezze (in un primo momento i giallorossi non si accorgono che il Cagliari sta battendo corto l’angolo; poi quando la palla arriva al centrocampista sardo al limite dell’area, nessuno va a contrastarne il tiro consentendogli il controllo e la girata). Borriello, lontano da una accettabile condizione, non ha coperto le magagne di una squadra che ha quattro giorni per trovare qualche senso logico perché la trasferta di Champions a Monaco non sarà certo più semplice di quella sarda. Hanno pesato i quasi 70 minuti di inferiorità numerica così come la necessità di sostituire Castellini dopo appena 14 minuti può aver scombussolato i piani tattici elaborati da Ranieri. Ma non è che prima di questi accadimenti, gol di De Rossi (angolo di Totti e conclusione di testa) a parte, la Roma avesse lanciato segnali di crescita.
Il Cagliari, molto più dinamico, non ha quasi mai sofferto, imponendo sempre i propri ritmi e le proprie geometrie, esaltandosi con il gol di Acquafresca al rientro (protagonista anche in occasione del rigore con un tiro respinto da Julio Sergio e il fallaccio di Burdisso) a Cagliari dopo le infelici parentesi di Genova e Bergamo. Per Bisoli, insomma, solo indicazioni positive. Quelle negative le ha consegnate tutte a Ranieri.


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