Stasera pensa al nemico, Roma. Non l’Inter, intesa come la fortissima squadra da affrontare: quello è l’avversario, battibile come tutti gli avversari del mondo, quando le motivazioni riescono a fare la differenza.
Il nemico è un’altra cosa, è un esercito variegato e multiforme, che urla e strepita con la voce stridula di opinionisti televisivi carichi di livore e di preconcetti, ad esempio; dei loro commentini a mezza bocca mentre parla un nostro dirigente esasperato, delle loro puntualizzazioni che trasudano ostilità.
Oppure, il nemico si veste da arbitro, un arbitro incapace persino di danneggiarci con un minimo di pudore, di preoccuparsi quantomeno di salvare la faccia al sopruso. Se penserai, come sono sicuro che tu stia già facendo, a tutti quelli che hanno riso di scherno e motteggiato le tue lacrime di mercoledì sera, che neppure di fronte all’evidenza di uno scandalo più nitido dei rigori su Borriello hanno saputo ammettere da che parte stesse la ragione, che hanno preferito irridere un tuo giocatore e i suoi sforzi di tornare competitivo, allora non avrai alcuna remora, Roma, nel cercare il massimo di giusta cattiveria da profondere per ricacciare in gola a chi ti manca di rispetto tutti gli insulti che ti tocca digerire, a volte pure con troppa signorilità, secondo me. Pensa alla voce accorata della tua Presidente, al suo parlare non da presidente ma da tifosa con la voce rotta; agli eroici che ti hanno seguito fino a Brescia e sono riusciti a non farsi sovrastare dal coro "Lega, Lega!" che è già di per sé un simulacro di invidia secolare nei confronti della città e di quell’identità che nessuno meglio di te rappresenta. Altro non ho da dirti, se non che non vedo l’ora di vederti sbucare dal sottopassaggio, tra qualche ora di passione.
"Stasera pensa al nemico, Roma."
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