Attacca l’amministratore delegato della Juventus Jean-Claude Blanc che lo aveva tirato in ballo sull’acquisto di Poulsen
(«non mi è piaciuto che il signorino abbia parlato quando ero in silenzio stampa, riferirò la mia verità agli azionisti della Juve e farò sapere cosa dissi a suo tempo al signor Blanc»), assicura che non teme l’ombra di Leonardo («non tornerà in Italia»), minaccia chi vorrebbe cacciarlo («occhio a spingere via Ranieri, ho sempre fatto meglio di chi ho sostituito e chi mi ha rimpiazzato è andato peggio»), stronca senza pietà la Roma attuale («non stiamo bene, sono costretto a utilizzare calciatori fuori ruolo perché non ho alternative») e alla fine della giostra ammette di essere quello che una parte della piazza pensa di lui dopo tre mesi orribili: un cuoco, specialità le minestre. «Sono uno chef che deve cucinare quello che ha a disposizione». Il punto è questo: la Roma dei Borriello, degli Adriano, dei Totti, dei Vucinic, dei De Rossi e dei Menez ridotta al rango di una zuppa. Parafrasando il detto, se non è zuppa è pan bagnato: e allora si continua a ballare tra i moduli «perché lo facevo anche a Cagliari, 23 anni fa», ma per il momento avanti con il 4-4-2 «perché costretto dagli eventi, troppi giocatori non stanno bene». Avanti anche con Totti e Borriello coppia d’attacco («il loro problema è che hanno giocato poco insieme, ma Borriello è bravo e Totti un campione straordinario sempre al servizio della squadra»), tornano Julio Sergio in porta e De Rossi in cabina di regia, viene stroncato per l’ennesima volta Simpicio, presunto vice Pizarro («il brasiliano è un bravo ragazzo, ma va inserito in una squadra che va a mille e noi siamo in difficoltà»). Rifila un’altra stoccata a Borriello («si è lamentato a Napoli per la sostituzione, ma i calciatori sono fatti così, non sono mai stanchi e sono sempre in forma»), assicura di sentire la fiducia della società («è illimitata, siete voi giornalisti che vi parlate addosso»). Ma la realtà è ben diversa. Ranieri non avrebbe gradito i contatti tra casa Sensi e Leonardo. L’allenatore romanista ieri è tornato a parlare, ma dopo la gara con il Parma rifiutò l’incontro con i giornalisti per ripicca nei confronti dei vertici della società. Al suo posto, a sorpresa, il d.s. Pradè. In questi ultimi giorni, le acque si sono calmate, ma Ranieri resta a rischio. La Roma si gioca la stagione nel trittico Lecce-Basilea-Lazio in otto giorni e Ranieri si gioca la panchina. Parlare di rinnovo contrattuale in questo momento è un’utopia e non solo perché la Roma è in vendita: questi mesi hanno gettato molte ombre sul lavoro di Ranieri. Uno dei pochi raggi di sole dell’autunno difficile di Ranieri è stato un telegramma inviato da Pietro Paolo Mennea per gli auguri di compleanno, il 20 ottobre. Ranieri ha risposto così all’ex velocista azzurro: «I tuoi auguri sono stati uno dei migliori regali per i miei 59 anni». Scollinare bene Lecce, Basilea e Lazio sarà il regalo tardivo da parte della squadra: dovesse arrivare, Ranieri farà i salti di gioia. Ma dipende anche da lui, e dalle sue minestre.


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