Quickribbon Roma, che divertimento!

giovedì 11 novembre 2010

Roma, che divertimento!

Tredici punti nelle ultime cinque partite, nessuno meglio di questa Roma resuscitata. E la classifica è lì, sotto gli occhi di tutti, il primo posto del Milan è a cinque punti, più che dimezzato lo svantaggio dalla Lazio, il Napoli a tre, l’Inter a un soffio, la Juventus ancora a meno. Sembrava un’utopia, il 3 ottobre scorso, stadio San Paolo, giallorossi sconfitti, terza sconfitta in campionato, una marea di gol al passivo, una squadra che sembrava destinata a un campionato anonimo. Da quel momento, a eccezione di una notte sbagliata in Champions, è stata tutta un’altra Roma, capace di riappropiarsi di se stessa, delle sue qualità, della sua capacità di non mollare mai. Come è potuto accadere? La prima risposta che si deve dare è un classico: il gruppo. E’ vero, questa Roma, ha un grande gruppo che sa ritrovare motivazioni soprattutto nei momenti in cui tutti sono pronti a cantare il de profundis. L’immagine, in questo senso, è stata quella del derby. Perché come non identificare il gruppo in quella gioia univoca subito dopo il rigore trasformato da Borriello, tutti a fare festa con Adriano, con De Rossi che prendre a capocciate il brasiliano? 
LA COMPATTEZZA - Tutti gli altri: eccolo un secondo motivo per spiegare questa Roma di nuovo araba fenice. Nessuno, in questa Roma, si sente estraneo alla squadra. E lo dimostra in campo, appena Ranieri gliene dà la possibilità. Ci sono alcuni giocatori che spiegano benissimo questo concetto. Prendete Cicinho. Doveva essere venduto, è rimasto a Trigoria, destinato a un campionato da spettatore e, invece, fin qui, ogni volta che Ranieri lo ha chiamato in causa, ha risposto sempre o quasi positivamente, ieri sera pure titolare capace di non far rimpiangere Cassetti. Prendete Leandro Greco, in tribuna sempre o quasi, contro la Fiorentina pure lui nella formazione che ha cominciato la partita, capace di convincere tutti con quel sorriso da bravo ragazzo e un sinistro che sa sempre dove mette re il pallone. Prendete Julio Baptista, un altro di quelli che non erano più graditi, capace di stare al suo posto, ma pure capace di essere decisivo in un derby. Questo far sentire tutti importanti, è stata probabilmente una delle chiavi vincenti di questo secondo Ranieri romanista, capace di parlare, rimproverare e motivare, ma anche di ascoltare, come ha fatto nella riunione con tutti i giocatori subito dopo il ko casalingo con il Basilea, in un faccia a faccia da cui è nata questa nuova Roma.
L’APPLICAZIONE - E poi c’è stato il lavoro. Come ha spiegato ieri sera un Fabio Simplicio che aveva un sorriso che ci sarebbe piaciuto regalare a tutto il mondo: «Sono quattro mesi che lavoro duramente per tornare il giocatore che hanno conosciuto Parma e Palermo. Questo gol mi ha ripagato di tutto il lavoro che ho fatto, sono felice, è magico giocare con questa Roma». All’appello, almeno del gol, manca ancora un certo Francesco Totti, «si vede che qualcuno sta sul trespolo per non farmi segnare», ha scherzato il capitano all’uscita degli spogliatoi. Per poi aggiungere dal suo sito: «Questa vittoria ci permette di fare un deciso passo in avanti in classifica e avvicinarci ancora di più alle squadre che ci precedono. Come sempre, però, penso che non dobbiamo cullarci troppo sul successo ottenuto, piuttosto è vitale concentrarci anima e corpo sui prossimi impegni. Sabato ci sarà la sfida contro la Juventus, fondamentale per il nostro campionato. Per quel che riguarda la vittoria con la Fiorentina, sono contentissimo per Simplicio, bravo Fabio » . Eccolo, il gruppo, la voglia di rivincita, il lavoro. Ecco la Roma ritrovata.

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