Una carezza in un pugno. Quanto ci sta tutto questo titolo prima di Roma-Fiorentina per Osvaldo. Magari nella versione di Federico Fiumani coi Diaframma visto che lui adora il rock. Una carezza in un pugno e chiedete perché? Quello che successe a Udine con Lamela lo sanno tutti (anzi nessuno, che è la stessa cosa), la carezza è quella che uno così di cuore sa fare agli amori della sua vita, quello più grande, insieme alla figlia, lo ha conosciuto proprio a Firenze. Elena si chiama. Ci fanno i poemi i poeti da sempre su questo nome. Se ne potrebbe fare uno per Roma-Fiorentina solo per Osvaldo: è praticamente tutto. Innanzitutto la Viola è la sua ex squadra più di qualsiasi altra ex squadra. A Firenze ha cominciato a farsi conoscere, con la Fiorentina ce lo ricordiamo, con quel 3-2 a Torino con la Juve, con quella rovesciata rovescia-Champions nella vera Torino (che era e resterà granata). La Fiorentina perché la Fiorentina gli fu negata. E qui siamo al pugno, innanzitutto nel suo stomaco. Fu dura da digerire. All’andata. Storie non di tutti i giorni, ma di quest’anno sì: Udine, una palla non passata, un atteggiamento sbagliato, voglia e ardore, “temperamentalità” tanto per usare un suo mezzo neologismo più che rock punk, e la questione con Lamela che lo esclude dalla trasferta dove quasi tutto ebbe inizio. Questione di famiglia, non solo tra argentini (la Pasqua l’ha passata con Gago e Heinze – che abbraccio l’altro ieri! – e rispettive famiglie) ma perché la Roma di Luis Enrique questo è. La Fiorentina un girone di ritorno dopo è la stessa medesima enorme voglia di spaccare. Se non ci fosse stato quel tutto di Totti due giorni fa si sarebbe dovuto scrivere soltanto di lui, Daniel Pablo, Pablo soltanto perché l’hanno provato ad ammazzare (almeno secondo lui che per questo ha parlato soltanto alle telecamere di Roma Channel) ma è vivo. Tanto per rimanere in musica. Ha fatto un gol di prepotenza e nitroglicerina, fico ha zittito tutti e avrebbe voluto chiudergli la bocca veramente. A chi? Ai laziali che in settimana hanno attaccato la Roma, ha detto. Di sicuro è uno di quei gesti che sono al limite della sensibilità dei tifosi, come quando Delvecchio contro il Bologna (la partita dei buuu a Ingesson) fece per la prima volta le orecchie. Lì era esplicitamente ai tifosi, lo “zitti tutti” di Osvaldo no, ma per qualche centesimo di secondo troppo lungo c’è stato il rischio di un equivoco. Impossibile con uno così. Uno da Sud, non per ruffianeria, ma per certi sistemi di valori. Tra strada e cielo. Uno bello che però non è mai in posa, che non si guarda mai allo specchio anche se domenica la vita, il destino, quello che volete glielo metterà proprio sotto il faccino un po’ troppo da Johnny Deep. Roma-Fiorentina, un girone dopo ma per la prima volta e finalmente. Tra due partite Pablo Daniel Osvaldo raggiungerà pure le 25 presenze che gli faranno scattare un bonus. Lui se ne frega non tanto per il fatto in sé, ma perché pensa alla prossima. Fai ogni cosa come se fosse l’ultimo, un po’ a metà fra il Vangelo e Woodstock, così come una carezza in un pugno. Con la chitarra elettrica per l’Osvaldo Furioso.
venerdì 13 aprile 2012
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