E adesso? Cosa succederà al Bologna? La società adotterà provvedimenti? La squadra partirà per un ritiro? Sono domande, al momento, senza risposta, mentre l’unica certezza è un’altra, andata in onda iersera al ritorno a Bologna. Quaranta, forse cinquanta persone, esponenti del tifo organizzato hanno atteso la squadra all’ arrivo al Marconi: e poiché gli animi erano agitati, diversi agenti della Digos, in borghese, erano lì a presidiare. Sono volati insulti, contumelie, e s’è pure rischiata l’aggressione: non ci fossero stati gli agenti, la situazione sarebbe degenerata. Nel mirino i giocatori: tranne Di Vaio, l’unico cui è stato dedicato un coro non di scherno.E’ successo tutto poco dopo le 20.30. All’uscita, intuendo la situazione, il geometra Menarini aveva accelerato il passo e, superati alcuni cronisti, aveva tentato d’andar dai tifosi facendo segno di no, che non era il caso, cercando, soprattutto a gesti, di calmare le acque. Nessuno se l’è presa con lui, alcuni tifosi hanno però cercato d’avventarsi sui giocatori e sono stati fermati. Tanti insulti, qualcuno anche alla figlia Francesca, cori di scherno (“ fate schifo, siamo stanchi”), attimi di agitazione. Poi la squadra ha raggiunto il pullman che s’è diretto verso Casteldebole e il gruppo di contestatori, agitato pure intorno al mezzo, s’è poi ridotto e all’arrivo al centro tecnico, dove i giocatori ritiravano le auto, gli ultras erano una decina e la situazione più tranquilla. Insomma, una contestazione dura e rabbiosa che, confrontata da chi c’era con quella dopo il rientro da Cagliari, quando saltò Arrigoni, è stata pure più pesante.A Palermo, era restata in silenzio stampa e, davanti al pullman, braccia conserte e sguardo ben più scuro di quel che le resta dell’a bbronzatura pasquale, Francesca Menarini affiancava il ds Salvatori, impietrito, il fratello Alessandro, il papà Renzo e Pier Giovanni Ricci. Osservando dall’alto, il più disinvolto pareva proprio il geometra, arrivato in mattinata, mentre Francesca, scesa il giorno prima, era stata sabato sera ospite al concertone di Gianni Morandi. Che aveva aperto la serata scherzando, ma non troppo. «Sono triste perché domani ne pigliamo due». E’ andata pure peggio.lunedì 20 aprile 2009
Bologna. All'aeroporto gli ultras contestano
E adesso? Cosa succederà al Bologna? La società adotterà provvedimenti? La squadra partirà per un ritiro? Sono domande, al momento, senza risposta, mentre l’unica certezza è un’altra, andata in onda iersera al ritorno a Bologna. Quaranta, forse cinquanta persone, esponenti del tifo organizzato hanno atteso la squadra all’ arrivo al Marconi: e poiché gli animi erano agitati, diversi agenti della Digos, in borghese, erano lì a presidiare. Sono volati insulti, contumelie, e s’è pure rischiata l’aggressione: non ci fossero stati gli agenti, la situazione sarebbe degenerata. Nel mirino i giocatori: tranne Di Vaio, l’unico cui è stato dedicato un coro non di scherno.E’ successo tutto poco dopo le 20.30. All’uscita, intuendo la situazione, il geometra Menarini aveva accelerato il passo e, superati alcuni cronisti, aveva tentato d’andar dai tifosi facendo segno di no, che non era il caso, cercando, soprattutto a gesti, di calmare le acque. Nessuno se l’è presa con lui, alcuni tifosi hanno però cercato d’avventarsi sui giocatori e sono stati fermati. Tanti insulti, qualcuno anche alla figlia Francesca, cori di scherno (“ fate schifo, siamo stanchi”), attimi di agitazione. Poi la squadra ha raggiunto il pullman che s’è diretto verso Casteldebole e il gruppo di contestatori, agitato pure intorno al mezzo, s’è poi ridotto e all’arrivo al centro tecnico, dove i giocatori ritiravano le auto, gli ultras erano una decina e la situazione più tranquilla. Insomma, una contestazione dura e rabbiosa che, confrontata da chi c’era con quella dopo il rientro da Cagliari, quando saltò Arrigoni, è stata pure più pesante.A Palermo, era restata in silenzio stampa e, davanti al pullman, braccia conserte e sguardo ben più scuro di quel che le resta dell’a bbronzatura pasquale, Francesca Menarini affiancava il ds Salvatori, impietrito, il fratello Alessandro, il papà Renzo e Pier Giovanni Ricci. Osservando dall’alto, il più disinvolto pareva proprio il geometra, arrivato in mattinata, mentre Francesca, scesa il giorno prima, era stata sabato sera ospite al concertone di Gianni Morandi. Che aveva aperto la serata scherzando, ma non troppo. «Sono triste perché domani ne pigliamo due». E’ andata pure peggio.
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